Per cominciare...tanti anni fa

28.07.2012 14:29

Sito aperto...si inizia! Sono un po' infastidito perchè avrei voluto andare a pesca, ma ci tenevo a scrivere fin da subito qualcosa sulla tana...e perchè non vedo l'ora di rivivere quei momenti fantastici!

Come ha scritto nella presentazione, ho iniziato a lanciare le mie lenze sul Lambro e in questo articolo vorrei proprio parlarvi delle mie prime esperienze.

All'inizio avevo a disposizione solo le canne di mio padre. Perlopiù vecchi attrezzi in vetroresina montati con rumorosissimi mulinellazzi ultrapesanti che servivano per ogni tipo di pesca. Così decisi di optare per l'unica canna fissa dell'arsenale. Un tipo molto semplice sui 5 metri. Ci montai un buon nylon del 20 (allora si usavano più grossi...tenevano poco...e di trecciato non se ne parlava), un amo del 6, tre piombini e il mitico filo di lana rosso rubato (con fuga annessa) alla nonna come segnalino. Cazzuola in mano mi procuravo dei bei vermicelli dall'orto di casa (altra fuga) e via a pescare con la più classica delle attrezzature che un bambino avesse mai usato.

Dovete sapere che la discesa che porta sul fiume dalla casa dove abitavo a un certo punto sbocca su un ponticello detto (non chiedetemi perchè) ponte dei Gobbini. Da lì si potevano ben osservare le trote che, a quei tempi, brulicavano letteralmente nel fiume.

 

Ecco il ponte dei Gobbini. Si scende a monte del ponte. Guardando la foto, a destra, costeggiando la casa c'è una scaletta...

 

Avvistate le prede mi precipitavo giù per la scaletta a monte del ponticello e, innescato il verme...iniziava la caccia! L'alto Lambro è, oggi più di allora, un fiume dalla portata poco costante. Si passa da piene prepotenti a periodi di forte magra. Generalmente, da bambino, potevo andarci solo se la corrente non era troppo forte e quindi mi concentravo sulle buche più grandi alla ricerca delle fario nascoste nelle tane sotto i sassi o ai margini della corrente.

Erano momenti magici! Sentire il pesce che mangiava...attendere un attimo e...bang! La ferrata! Un'emozione unica... Mi incamminvo lungo la sponda per poi fermarmi alle pozze più interessanti fino ai miei due reali obiettivi. I mitologici Zoc del Merlo e Zoc della Ballerina. In dialetto comasco, per chi non lo sapesse, il termine Zoc significa pozza...in parole altisonanti...spot di pesca interessanti. Questi spot presero il nome dagli uccelli che frequentavano maggiormente quei luoghi nel passato...e in minor parte anche oggi.

Quelle due pozze erano fantastiche. Piene zeppe di pesce che piegava spesso e volentieri la mia canna abilmente (!) manovarata in corrente. Non erano trote gigantescahe...non tutte almeno...ma quelle Fario mi divertivano tantissimo e facevo la spola da una pozza all'altra per lasciar tranquillizzare i pesci dopo ogni cattura.

Di certo non conoscevo corone di pallini, teleregolabili o spirali di piombo. La mia tecnica era molto semplice, ma la mia conoscenza del fiume era assoluta. Spesso capitava che la domenica i forestieri venissero a pescare sul mio fiume con attrezzature mirabolanti...con scarsi risultati...ed io con la mia cannetta fissa rossa facevo sfracelli.

Stavo attento e, nonostante fossi un bel bambino cicciottello, mi muovevo con circospezione felina e lanciavo la mia esca con estrema delicatezza. Evitavo di stagliarmi sopra lo spot come un simulacro. Non attraversavo inutilmente e di continuo il fiume come facevano quegli esaltati con canne da settanta metri. Avevo pazienza...e perizia. Sapevo dove lanciare e come. Quando era il caso di muoversi altrove e quando invece si doveva insistere.

Era meraviglioso. Ancora oggi certe esperienze mi aiutano a pescare meglio e ad essere circospetto...qualità fondamentale per un buon pescatore...insieme alla fortuna certo...

Quando era periodo raccoglievo i portasassi (larve di tricottero) e le usavo come esca al posto dei lombrichi ed erano successoni! Li scartavo dal loro guscio di ghiaietta...e via! L'esca trovata in situ è sempre la migliore! Se ci sono prati...catturavo una cavalletta. Se aveva piovuto da poco, cercavo i vermi d'acqua...e così via. Pescavo in modo davvero semplice...magari spiombato...senza segnafilo...magari anche senza piombo se l'acqua era poca e dovevo presentare l'esca nel modo più naturale possibile...ma mi riusciva bene!

Ogni tanto (quasi sempre a dire il vero) mi accompagnava il mio caro amico di infanzia e compagno filibustiere di mille sventure e disastri che risponde al nome di Alfredo Castellazzi. Con lui provavamo nuove tecniche (come la pennetta di pavone lasciata correre in corente, una volta conquistate le prime canne a mulinello...micidiale!), discutavamo, cadevamo in acqua e bagnati fradici continuavamo a pescare. Erano pomeriggi stupendi! Correvamo a casa da scuola e giù subito nel Lambro! E' stata sua la prima preda durante la prima uscita sul Lambro assieme. Un vairone di forse 5 centimetri che però ci sembrava un bestio pauroso.

Insomma mi divertivo un mondo! Oggi è difficile che un bambino scopra la bellezza della pesca in modo così strettamente naturale. Purtroppo non si può fare a meno di andare alle pesche sportive...ma non c'è nulla da fare. I tempi cambiano...e anche io ora ho una teleregolabile...e sul Lambro prendo meno pesce!

Nei prossimi articoli cercherò di essere meno nostalgico e mi atterrò di più alla cronaca, ma mi sembrava giusto esprimere certe emozioni che il tempo non cancellerà mai!